La corsa e la nuova me. (Con la partecipazione straordinaria dell’ultramaratoneta Michele Graglia)


Ciao ragazzi, credo questo sia un post significativo, voluto, sentito e anche un post di ringraziamento ad una persona che reputo fuori dal "normale" o fuori “da ogni schema”. Scriverò ancora su di lui questo è certo.

Siamo a settembre ormai e, proprio qualche settimana fa ho pubblicato un post sui runner. Un post divertente che ho voluto condividere con tutte quelle persone che come me si sentono parte di quella categoria e anche, con chi invece ci "codifica" pazzi.

E' strano anche per me sentirmi parlare di questo e vedermi descrivere come una di loro ma non posso farci nulla, come ho scritto già nell'altro post "Non si inizia a correre, è la corsa che ti inizia".

Non voglio parlare nuovamente di quello che ha scatenato in me questo cambiamento, magari sarò breve per chi non avesse letto il post precedente e magari, più in la si parlerà anche del resto nello specifico il perché io abbia iniziato a correre ovvero, quale è stata la scintilla madre. 

Il 2020 ci ha segnato, senza esclusione per nessuno e a livello mondiale. In particolare per me il lockdown. 

Ritrovarsi chiusi, obbligati per giorni, mesi nella propria abitazione ha effetti devastanti su ogni ambito. Io sono stata e sto tuttora in smart working, criticato da alcuni ma comodo per altri. Bhè si diciamo comodo per me ma fino ad un certo punto. Non hai contatti con il mondo esterno, non hai il caffè con i colleghi (cavolo se mi manca il caffè della mattina con loro!), non hai una completa e normale pausa pranzo perché ognuno ha degli orari differenti, e non è che ti vedono che esci, timbri dicendo che stai andando a mangiare e stacchi; no! In smart working nessuno sa quello che fai e quando lo fai, solamente se documentato per mail o per i milioni di messaggi nelle varie chat di gruppo lavorative. Pertanto nei momenti “scarichi” e di non "emergenza" pulisci, rassetti, cucini fai la spesa (on line ovviamente) e passi la giornata. Una volta si diceva “A marzo è periodo di pulizie pasquali!”; Io credo sotto il lock di aver pulito fino alle feste Pasquali del 2025! 

Cosa però che mi ha aiutato moltissimo è stato allenarmi.

Non c'è stato giorno, in quel periodo che non mi allenavo. In ogni modo con ogni attrezzo a qualunque ora. Ogni occasione era buona per stendere il mio tappeto e fare sport.

Mi alzavo alle 06.30 e camminavo, tutto il giorno, lavorando e facendo le cose che generalmente fai stando a casa con una figlia obbligata anche lei, terrorizzata e che si approccia come altri milioni di bambini allo studio “via web”.

Ogni mattina quando uscivo in balcone vedevo gente che correva, appassionati dello sport che, nonostante il lock avevano la possibilità di praticarlo perchè consentito in quel periodo dalla legge. Io, con il caffè in mano dal balcone li guardavo e, avendo conosciuto nella mia vita qualche runner (uno in particolare) cercavo di capire cosa provassero, pensassero in quei momenti e che benefici ne traessero. Cosa li spingeva nonostante il periodo storico ad uscire per correre nonostante blocchi di eventi, chiusure di parchi e posti di blocco a cui dovevi giustificare la tua uscita. Si vabbè anche io mi allenavo per non bloccarmi; ho seguito lezioni via web, avevo il palo da pole dance fisso montato in sala ma comunque, sempre nella mia sala ero!

Così un bel giorno, 25 aprile 2020 ho deciso di provare a correre anche io ma, avendo paura ad uscire mi sono accontentata del terrazzo condominiale. Faceva caldo quel giorno, forse perché la primavera era arrivata ma nessuno di noi se ne è reso conto stando in casa! Volevo provare...

Sono sempre stata una persona attiva specie se parliamo di sport. Da quando sono bambina ho praticato ogni genere di attività possibile, dalla danza, alle arti marziali, dal nuoto allo snowboard, yoga, pugilato, kick, modern, hip pop, poledance ma mai la Corsa. Forse si qualche volta, quando ancora ero dai miei, ma giusto per uscire e correre un pò fino alla pineta di San Nicola o lungo mare.

Sono sempre stata dell'idea che il mio ginocchio non andasse molto d'accordo con la corsa in quanto, nonostante gli interventi avuti e, nonostante gli sport che svariati ortopedici mi avessero proibito continuavo a fare. Non nego però di avere qualche difficoltà. In molti mi dicevano: "Ma no, mica puoi correre, devi sicuramente indossare il tutore, poi dove pensi di andare?" oppure “Ma con quel ginocchio così, finirai per massacrarti e non ti serve a niente. Continua a praticare uno dei tuoi sport almeno impari un'arte!”. Ma io nonostante tutto e tutti ho voluto provare perchè chi mi conosce lo sa che io voglio provare e soprattutto, sempre secondo me anche la corsa è un’arte. Quella mattina non mi ero scaldata, cioè sono andata su, ho messo le cuffie, un paio di scarpe e un una canottiera. Poi  ho tolto il giacchetto ed o iniziato a correre intorno al terrazzo... Già qualche giorno prima avevo provato a farlo ma in casa, ed è stato difficile, molto. Cercare di correre dentro un'appartamento di 65 metri scarsi non è il massimo. Provavo con le scarpe, scalza, con gli antiscivolo ma non ci riuscivo perchè la casa mi era scomoda...

Pronti, partenza via... alla fine ho resistito 30 minuti e quando sono scesa mi sentivo meglio ma stavo distrutta a livello fisico.

Pensavo: "Laura, prova ad uscire e vedere come va fuori, informati sulla corsa" così, una mattina mi sono alzata ed ho deciso di andarmi a documentare meglio. Non che non ne avevo sentito parlare ultimamente anzi, ma volevo capirne di più...

Mi si è aperto un mondo. Non sapevo esistessero tabelle di allenamento, cibi che ti danno la carica, tipologie di scarpe per l'asfalto, per lo sterrato e addirittura per la neve. Così tra un tutorial e un'articolo ho deciso di approfondire ancora di più. Volevo scoprire cosa portasse questo sport anche a livello emotivo e di psiche oltre che di salute. Decisi quindi di comprare un libro, di qualunque tipo, genere, una biografia o un racconto di qualcuno che dal nulla avesse intrapreso questo sport ricavandone benefici su ogni aspetto fisico e mentale. Una persona che non era un corridore ma, che lo fosse diventato in un determinato periodo della sua vita.

Navigo di qua clicco di la fino a quando nel web non mi si apre il libro: "Ultra" di Folco Terzani con Michele Graglia. E chi è Michele Graglia? 

Andiamo a cercare...

La prima cosa che ti tira fuori Google è: "Michele Graglia ce l'ha fatta è il primo essere umano ad aver attraversato di corsa il ventotissimo deserto del Gobi". Scorro ancora un pochino e mi esce fuori la parola ultramaratoneta così ho pensato: "Questo ragazzo correrà da una vita per raggiungere questi traguardi, sicuramente il libro non è adatto a me in quanto io principiante”.

Ed invece tutt'altro, mi esce fuori che da modello super gettonato una mattina decide di correre e come me anche lui ispirato da tante cose, fatti, periodi e persone.

Quindi, mi ordino "Ultra"ed il giorno dopo arriva. 

La copertina ha un'immagine di Michele che corre e, oltre al titolo viene riportata la scritta che mi ha colpito quando l'ho letta per la prima volta: "La libertà è oltre il limite".

I primi capitoli raccontano quello che l'ultrarunner Ligure era; inseguiva i sogni di tutti con moto, macchine parlando della propria zona di comfort che nessuno osa lasciare quando si trova bene ovviamente. Dopotutto quando si intraprende una carriera come modello e si ha qualunque cosa a portata di mano, dai soldi ai divertimenti sembra difficile staccarsene per cambiare vita a meno che non obbligati credo. 

Questo ragazzo una mattina ha mollato tutto ed ha iniziato a correre. Miami, New York non gli andavano più, non si sentiva lui, non era quello che voleva. Ho chiesto a lui personalmente di concedermi un'intervista per scrivere questo articolo perchè la forza, la psiche gli hanno fornito le risposte che evidentemente cercava e che non trovava nella sua zona di comfort. Dopo essersi trasferito nella grande Mela per continuare a lavorare come modello ma, per abbandonare in parte il vecchio stile di vita e tenersi comunque in forma Michele con i suoi amici comincia a correre, solitamente la mattina. Continua comunque a lavorare fino a quando non si sente più parte di quell’ambiente... i compromessi, la sincerità della gente, il valore delle persone e il suo sentir perdere il proprio controllo in determinate circostanze lo ha portato a cambiare strada completamente. A porsi una mattina la domanda di interrogazione sulla propria vita.

Tutto questo a ventisei anni.

Abbandonare le luci e i riflettori di una carriera di successo che, sfido chiunque a non desiderare è stato secondo me atto di grande forza. 

La cosa che mi ha colpito è che lui non era interessato a partecipare o vincere gare; il suo unico obiettivo ancora oggi è quello di sfidare se stesso, sfidare il suo limite. Ovviamente partecipa a grandi eventi guadagnando grandi vittorie.

Ecco beh se parliamo di limite ovviamente tutti ci soffermiamo a pensare... Io per lo meno ho fatto cosi e, mi sono domandata quale fosse il mio; mi viene da pensare al lavoro, quando facevo 5/6 notti consecutive senza riposare oppure, quando facevo Taekwondo e gareggiavo. Li non esisteva dolore o fatica ma, solo la propria resistenza fisica e mentale. Non che non lo abbia mai trovato in passato ma il capirlo, il testarlo e soprattutto lo sfidarlo ha generato in me la voglia di provarci. Quello che mi colpisce di Michele è come riesce piano piano a fortificare la sua volontà, a rafforzarla scoprendo cosa c'è dopo il dolore e la fatica senza mai essere triste e soprattutto senza mai rimpiangerlo. Lui corre in ogni circostanza, condizione meteo ed è felice. E non parliamo di correre su una pista ciclabile come sto facendo io ora bensì, di affrontare percorsi fuori da ogni cognizione che un maratoneta può avere. Appassionato della natura selvaggia quindi, la più estrema ama confrontarsi con se stesso assaporando poi gli splendidi paesaggi dalla cima di una scarpata piuttosto che una montagna. E lo spingersi oltre è un dono di tutti secondo lui, sia che sei un maratoneta sia uno alle prime armi come me.

Michele corre nel Canada, al freddo del suo inverno; negli Stati Uniti affrontando l'opposto, il caldo che regala temperature di oltre 40 gradi. Corre tra le nevi dello Yukon. Gareggia la famosissima Badwater; la maratona californiana considerata la più dura al mondo con cui Michele entra nell'essere il primo Italiano a salire sul podio. Ben 271 kilometri in poco più di 24 ore. Completa l’attraversata del deserto dell’Atacama in Cile (circa 1.000km in 8 giorni e mezzo) entrando nel guinnes dei primati. E ne potrei scrivere altre... Quella di cui tutti parlano però fa riferimento alla traversata nel famoso deserto del Gobi nel sud della Mongolia di 1703 kilometri durata 23 giorni, 8 ore e 46 minuti dove si "classifica" il primo essere umano ad avercela fatta. Proprio in merito a questo La sportiva, marca nota per abbigliamento tecnico gli dedica un docufilm rilasciato su youtube.  

Ecco non credo che affrontare questo sia anormale. E lui, nel suo fantastico libro racconta, della sua resistenza e del suo assaporare a livello emotivo qualcosa di bellissimo che lo aiuta a ritrovare se stesso. Si sente male, reagisce! Cade, si rialza. Ha sete, resiste... fino allo sfinimento per poi ricominciare da dove interrotto migliorando e raggiungendo l'obiettivo. Insomma niente che un essere umano non possa fare perché anche secondo me siamo nati per correre e per vivere il mondo resistendo e faticando. 

Certo come pensano in molti e come spesso ho pensato anche io... Ad esempio: “Ho un bel lavoro, perché trovare di meglio?”. Si giusto ai tempi di oggi rimane difficile parlare di occupazione ma, se hai un sogno o un desiderio nessuno e nulla ti impedisce di provarci. Quello che mi ripeto spesso è che “Non lo scopriremo mai se non ci proviamo”.  

Raccontarvi il mio primo passo è complicato... l’uscire dalla porta di casa, in questo periodo.

Cosa metto? Andrò bene così? Capelli legati o no? Scarpe morbide o dure? (Cazzo non ho scarpe da running! Devo comprarle); Maglia a mezze maniche o canottiera? Facciamo canotta che fa caldo. Mi porto l’acqua? No non serve per un oretta resisto, bevo prima! Cuffie, chiavi, telefono... cavolo ho bisogno di un marsupio! Prendi il marsupio e legalo alla spalla. Non dimenticare la mascherina semmai dovessi fermarti in un bar. La lego al braccio. Ho tutto posso andare.

Ti sentì osservata anche se poi non è così perché alla gente che la mattina passa di lì per andare a lavoro, per correre o per portare fuori il cane poco interessa sapere chi sei e cosa stai facendo.

Però vi posso assicurare che il disagio c’era...

Ora posso dirvi che non importa nemmeno più a me; la mattina mi alzo, prendo il caffè e mi vesto con quello che mi chiede il tempo e non quello che penso sia più carino o adattabile come abbigliamento. 

Pantaloncini, leggins o tuta... cavolo quanto amo la tuta ma devo dire che adesso fa caldo pertanto ho optato per acquistare un po’ di abbigliamento tecnico in saldo.

Fantastico! Non sudi, non ti bagni, non ti chiazzi!!! È brutto avere macchie di sudore ovunque sapendo che non sei nemmeno una professionista.

Anche io adoro arrivare da qualche parte, sedermi, respirare ed ascoltare il niente che mi circonda... Beh, in città però di niente ce n'è ben poco ma, credetemi arrivare (nei miei brevi percorsi) fino alla cima di Monte Ciocci, sedersi sull'erba e ammirare il Cupolone all'alba, quando la città ancora è in dormiveglia non ha prezzo. Mi emoziona.

Correre lungo una ferrovia e sentire il treno arrivare per poi vedertelo passare di fianco e pensare: "Chissà come sarebbe a correre con lui" oppure: "Chissà se questo è il Milano-Roma che sta arrivando",  vedi dai finestrini i pendolari che si dirigono in ufficio e che ti guardano, alcuni ti scrutano pensando: "Questa non ha niente da fa la mattina invece di andare a lavorare". Si giusta osservazione, ma io esco alle 6.30 circa; alle otto più o meno rientro ed ho tutto il tempo per docciarmi, rilassarmi, fare le faccende di casa prima di accendere il mio amatissimo portatile e mettermi a lavorare.

Per non parlare poi della bellezza che c'è nel raggiungere posti silenziosi dove i tuoi passi fanno alzare in volo centinaia di pappagallini verdi... Si questo è splendido! Fino a pochi mesi fa si vedevano di rado o meglio, li vedevo di rado io perchè dal balcone di casa con il traffico e lo smog non amano passarci. Giustamente cercano il silenzio, la tranquillità e l'aria pulita anche loro. Li vedi volare da un albero o dal terreno perchè tu, con i tuoi passi li fai scappare. Ed è fico vederseli volare sulla testa mentre corri. Per me questa è una delle emozioni più grandi perchè ti senti libera e in mezzo alla natura.

Credo che farlo come lo fa Michele sia senza eguali! Vedo spesso i suoi video o storie su Instagram e sfido chiunque a non pensare: "Cazzo guarda che posti che raggiunge!".  Ne vale la pena e non esiste limite a confronto, non esiste stanchezza, fatica... perchè come dicono in tanti: "La salita è dura ma quando arrivi in cima il panorama è fantastico". Lo vedi seduto a meditare su una roccia in mezzo al deserto con il sole che tramonta o sorge. Inutile scrivere altro... Noi le albe ce le andiamo a vedere quando capitano, quando ci troviamo li in quel momento, per caso.

Io sto imparando a seguirle e a farmi trovare li prima che nascano. Ho scoperto che è splendido andarle a cercare, prima che loro sorgono senza che le hai viste. Che sia in città, in barca, in vacanza, nel deserto, al mare o in montagna è sempre uno spettacolo unico al mondo. Rosse, gialle, nuvolose o con la pioggia... Ogni sole è diverso ed ogni giorno è un giorno nuovo. Ecco credo che così la pensi anche lui.

Michele, lo sto seguendo giornalmente (per quello che è possibile) sui social; interviste, post, storie.

Quando ho terminato di leggere il suo libro ho postato una foto si ringraziamento in quanto la sua storia così come raccontata credo sia un po’ parte di tutti. Così, tra un ringraziamento e l’altro ho l’onore di scambiarci alcuni messaggi fino ad organizzare una video call.

Il suo libro è adatto a tutti specie a quelle persone che vogliono trovare la forza e lo spunto seguendo i passi di un ragazzo che ci è riuscito per spingersi più in la uscendo dalla propria zona di comfort. Sia se ami la natura sia, se sei appassionato di corsa o corse estreme o addirittura di meditazione puoi leggerlo.

Vengono descritti gli sforzi, i traguardi, i pensieri, le avventure e le grandi soddisfazioni di un ragazzo che ha deciso di ritrovare la parte di se che non riusciva a tirar fuori con la vita di prima. 

Michele è secondo me l'esempio per eccellenza di un atleta resiliente che riesce e trova le proprie motivazioni e il proprio star bene correndo.

Ecco, non so come spiegarlo... è strano quando ascolti, guardi interviste di un personaggio così importante nei vari canali web ma, niente è più emozionante come parlarci uno di fronte l’altra (nei limiti di una video chiamata ovviamente). Beh è qualcosa di indescrivibile!

È stato per me il primo personaggio importante a cui ho fatto delle domande... ora vi racconterò come è andata.

Michele proprio quel pomeriggio stava partecipando ad una diretta e, avevamo concordato di video chiamarci per le 19.00 (ora italiana, mattina in California). 

Non sapevo come ci si organizza in questi casi, non sapevo come duplicare lo schermo del mio iPhone sul pc o come poter registrare questa chiacchierata. Scarica giù, scarica su alla fine non trovo nulla e mi organizzo (nonostante l’informatica è il mio lavoro nonché la mia passione) al vecchio modo: carta, penna e GoPro. Non ho una stanza fatta a posta per riunioni o call a casa... provo in camera, no non va bene si vede il letto e l'armadio. Andiamo in balcone; no1 c’è la signora che urla perché le hanno parcheggiato davanti e non sa poverina che rimarrà almeno tutta la notte a suonare il clacson della sua seicento perché la sera qui, chi parcheggia lo fa per rimanerci fino al giorno dopo come minimo!

Così opto per la sala posizionando il mio computer per eventuali notifiche o ricerche sul web e, per seguire la diretta a cui il Graglia sta partecipando. Cellulare fermo sul selfie stick (altrimenti a tenerlo in mano avrei fatto venire mal di testa a Michele tremando!).

GoPro sulla sua base.

L’attesa è interminabile, giro per casa, cammino per casa ed esco di continuo in balcone... Ecco sta salutando tutti, ora tocca a me.

L'emozione è alle stelle, per essere la prima intervista della mia vita ci può stare e devo dire che è fichissimo. Molte delle domande che volevo fargli le cancello perchè già chieste nella diretta prima di me. Mi hanno colpito i libri che ha consigliato, sicuramente li prenderò per leggerli. E' inutile che gli chieda cosa pensa della corsa o cosa sente quando corre perchè credo abbia dato questa risposta già un milione di volte. Io risponderei: "A cosa vuoi pensare? esco per non pensare!"

Gli scrivo: "Ciao Michele quando vuoi sono pronta"; "Ho finito ora ci sono".

Uno squillo, due squilli collegati!!! 

:"Eccoloooo!" dico urlando - "Eccoci" risponde ridendo.

Così dopo i saluti e un paio di risate comincio a chiedergli qualcosa e, tra i vari quesiti che gli faccio me ne viene in mente uno in particolare quindi, gli domando se ha un Talismano o portafortuna con se quando deve affrontare un percorso importante. Michele:"No per fortuna non sono scaramantico quindi non uso queste cose qui ma, solitamente quando mi alzo cerco di avere almeno un quarto d'ora di silenzio, tranquillità e meditazione. Sai basta poco, giusto per indirizzare l'intento per la giornata e non pensare a quello che devo fare. Parto la giornata sempre con una limonata calda ed una goccia di miele; Se ho allenamenti intensi mangio un boccone ad esempio del pane con burro di arachidi oppure, anche io 3 o 4 giorni alla settimana esco a digiuno. Mi allaccio le mie scarpe e parto per le mie corse."

Cavolo non sapevo che il burro di arachidi a fronte di un'allenamento intenso va bene. L'ho sempre visto come un alimento di quelli super proibiti per la sua ricchezza di burro o altri ingredienti non proprio salutari. Invece ti da la carica e l'energia necessaria mi ha spiegato. Certo se paragono il burro di noccioline ai miei kilometri diciamo che non credo vada molto bene... E ovviamente il discorso su l'alimentazione corretta per affrontare uno sport “estremo” così non poteva non essere raccontato nel suo libro. Parla di come mangiava nella sua vecchia carriera e, come ha dovuto totalmente modificare la propria alimentazione col tempo.

Mi spiega come per lui la corsa sia molto meditativa perchè ti senti, ti ascolti e riesci a filtrare i tuoi pensieri. Prende ispirazione dall'obiettivo che dovrà raggiungere semplificando tutto visto che mi fa: "C'è già il mondo che è tanto complicato...se la complichiamo pure noi è finita" quindi anche se è la sua carriera, è un piacere per lui viverla con spensieratezza e con totale tranquillità.

Che se uno ci pensa bene è tosta perchè si, insomma una persona come il Graglia non è che affronti maratone amatoriali non competitive o allenamenti classici che settimanalmente fa la maggior parte delle persone. Lui corre anzi macina kilometri nel vero senso della parola

Parlo del mio ascoltare la musica durante la corsa e gli racconto il mio primo approccio con la pioggia. Lui si fa una risata e mi dice: "Nooo bagnata fino all'osso! Posso immaginare, però è bellissimo o no? E' veramente fantastico! Hai visto quanto è bello correre sotto la pioggia?". Ed ha pienamente ragione.

Si parla, degli sport e dello scoprire un mondo per me tutto nuovo. 

Una domanda durante la chiacchierata mi viene così all'improvviso: "Spesso mi danno della pazza, ecco Michele tu cosa rispondi quando ti danno del pazzo?".

"Bhè è normale essere pazzi! Non lo sento sempre dire ma tante volte rispondo che è pazzia rimanere nella normalità. La considero una pazzia sana questa, quello che le persone non riescono a concepire lo definiscono pazzo. Io preferisco non ascoltarli..."

E mi trova perfettamente d'accordo, come non esserlo. Friedrich Nietzsche diceva: "E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica".

Parliamo anche di resilienza visto che, ultimamente è un pò sulla bocca di tutti ma ovviamente vorrei sentire il parere di chi davvero resiste e così mi risponde: "Parte tutto dalla resilienza o l'endurance (resistenza), è il corpo che resiste al dolore ma è l'attitudine mentale che ti permette di resistere e nient'altro". Quindi è tutto basato sulla mente e se uno ci pensa bene è corretto perchè, se a fronte di un evento che sia traumatico o di enorme difficoltà la nostra testa è consapevole e convinta di poterlo superare lo supera. Gli dico: "Io ogni tanto mi fermo e cammino Michele perchè ci sono momenti proprio in cui non ce la faccio!", e lui "Si deve partire da qui, questo è l'inizio del percorso e ce la farai perchè se lo vuoi fare lo fai e non importa in che tempo o in quanto tempo basta crederci"...

Tanto è vero che in uno dei suoi capitoli del libro Ultra viene preso proprio il discorso sul “crederci”. Lui stesso racconta di quanto è stato male dopo aver corso la Keys 100 fino al punto di non poter più alzarsi dal letto perché aveva utilizzato ogni singola forza del corpo però, credendoci aveva adottato la filosofia degli Ultra e cioè quella di non arrendersi davanti a nulla per raggiungere il proprio obiettivo.

Se uno sbaglia non importa perché è dal proprio sbaglio che si migliora. Ci si domanda che cosa non è andato per il verso giusto e si cerca di migliorare e così via... Non si può partire e vincere la prima gara. Giusto! E se fallisci non sei un fallito bensì sei all’inizio di un percorso.

Questa filosofia mi piace, mi mette voglia di credere e combattere per ogni mio obiettivo senza mai fermarmi.

Cambiando discorso mi viene da chiedergli se pensa mai ad un bel piatto di carbonara quando ha fame durante ore ed ore di corsa e lui con un enorme sorriso mi dice: "Nooo la carbonara!". Non è proprio nei suoi pensieri una carbonara in quei momenti ma non nega che gli è successo di pensare al cibo.

Abbiamo parlato in generale, un pò di tutto, avrei voluto continuare per ore ma, non volevo toglierli altro tempo, magari altre volte volendo scrivere di lui ci si risente. Alla fine ti immagini quando sei a quei livelli, ogni giorno rilasciare interviste o altro poi, sempre le stesse domande. Diciamo che non è proprio comodo per chi ha vita a parte e soprattutto vita un pò differente dal normale. Anche perchè comunque lui la mattina si allena e non per un ora solamente.

 Il Graglia ha iniziato così, con varie maratone poco a poco più lunghe dove raggiungendo il traguardo sapeva che poteva fare di più. Molte, forse la gran parte tutte a stretto contatto con la natura e paesaggi selvaggi e questo credo sia bellissimo.  E cosa che mi ha affascinato ancora di più è leggere che al traguardo non si faceva differenza su chi lo raggiungesse per primo o ultimo. Nel senso che si festeggiava sempre con applausi o abbracci, perché ognuno di quei ragazzi aveva portato a termine il percorso. Non esiste competizione ma solamente il fatto che ognuno ha superato il proprio limite. Rimane certo ovviamente che, si veniva premiati qual'ora tagliato il traguardo per primi. Però il fatto che non esista cattiveria (a livello competitivo) in questo sport è una gran cosa. Dovrebbe essere così per ogni disciplina. Lui stesso racconta di aver raggiunto traguardi insieme ad altre persone e, che si facevano forza l'uno con l'altro durante gli ultimi kilometri spesso, anche tenendosi per mano. Questo è bellissimo e come detto a lui andrebbe insegnato a tutti fin da piccoli.

Gli domando a quando una biografia di almeno duemila pagine uscirà ed entrerà nella scuola... così tanto per far capire ai ragazzi di oggi che la competizione non deve essere frutto di egoismo o cattiveria. lui mi risponde che sarebbe bello!

Io ancora non so cosa scoprirò o riscoprirò correndo. Non so dove arriverò e se mai ci arriverò ma una cosa è certa: correre mi piace e sono arrivata al punto che se lungo la pista c’è un sentiero, una salita, uno sterrato o una discesa io taglio! Passo di lì perché sento i miei piedi battere e non più sullo stesso punto. A volte su una foglia altre su una pozzanghera. Il contatto che ha il mio corpo con la natura (o quel poco di natura che ora si può trovare in città) è bello e mi fa stare bene. Non ho rumori ma sento solo me stessa. Quando sono stanca cammino, se non ce la faccio più mi siedo e ascolto.

Perché ho ritrovato nel correre il mio controllo e il mio superarmi ogni giorno di più. Forse una sensazione tipo me la dava il nuoto ma comunque non così. Amavo ed amo tutt'ora stare sott'acqua perchè non senti niente tranne che, il tuo corpo che trattiene il respiro e si muove. Sfidare la stanchezza, il tempo; cavolo se è tosta in questo caso perché è dura quando è buio, quando piove e fa freddo. Ma tu sei lì, alzi la serranda ed esci sul balcone per vedere che tempo fa. Ti suona la sveglia e pensi che devi andare a correre perché così inizi meglio la giornata. La resistenza che ognuno ha ma che spesso, non mette alla prova sto imparando a tirarla fuori a sfidarla. Quando mi fanno male le gambe, o quando fa caldo resisto cercando ogni giorno di aggiungere un pezzettino in più. Come dice Michele: "E' un tassello di un puzzle che ogni giorno metti insieme per completarlo." Da circa due settimane questo, ha iniziato a gratificarmi perchè ora non ho più mal di gambe quando torno e non mi pesa più la mattina svegliarmi presto per ricominciare e, se non posso la mattina vado la sera perchè so che ogni corsa è differente, più bella e non voglio perdermene nemmeno una. La bellezza di trovarsi ogni giorno sotto un sole diverso è inspiegabile!

Ogni corsa mi regala la sensazione nuova di provare qualcosa di nuovo. Stare con me, sola con me e con la mia musica preferita senza pensare alla giornata che mi aspetta o a quelle passate. Quei 104 minuti o più o meno che mi dedico sono solo per me, per il mio fisico e la mia testa.

Guardate, è veramente difficile spiegarlo, ma sono sicura che chi lo sa si rispecchi completamente in quello che scrivo.

Tra te e te non ripeti più; “Ma chi me lo fa fare mi rimetto a letto” no, guardi il cielo e pensi: “Ok ho bisogno di un impermeabile ed una maglietta più calda, ma sarà comunque bello”. Cerco quando trovo il momento giusto ed il posto giusto di fare qualche foto essendo io appassionata per ricordarmi i momenti e il percorso che faccio. E ribadisco sempre che la fotografia secondo me è l’unico modo che ci permette di fermare il tempo. Gli attimi che vuoi, se vuoi li racchiudi in uno scatto così potrai rivederli sempre e ricordarli. La mia gopro mi segue ovunque!

Perché il correre sotto la pioggia ti soddisfa. Il sentore i tuoi passi rumoreggiare con l’acqua su ogni tipo di terreno è bello. Non ti importa del fango, delle pozzanghere o di tornare a casa sporca perché sai che in quei minuti sei tu, te stessa ed il tuo limite. 

Ho imparato ad amare la corsa e sto imparando a correre. Non mi fermerò con l’inverno e sono del parere che non mi fermerò nemmeno al mare o sulla neve.

Solitamente la neve e la mia piccola casa a Campo Felice sono legate alla passione che ho per lo snowboard nonché per le serate di brace davanti al camino. Beh, quest’anno proverò a correre sulla neve, sfidando il freddo limpido del mattino ed il silenzio che solo in quei posti puoi trovare. Tanto Michele mi ha confermato che ci sono ottime scarpe per correre li...

Nel suo libro Michele ci fa capire raccontando come sia la nostra mente a permetterci di fare determinate cose superando i limiti del corpo. Si perchè il corpo ha dei limiti la mente no. E se la mente è convinta di farcela sarà lei stessa a comunicarlo al nostro corpo per dargli la forza di continuare. Una sua frase mi è rimasta impressa con cui descrive che quando credi di essere arrivato alla fine delle tue forze, per alcuni sei solo a metà per lui, sei solo all'inizio.

Sono sicura che sarà lì, che tra splendide albe e dure salite sarò ancora più io, la Laura che non molla mai e che se lo ha fatto è stato per colpa di un virus ed un lock del cavolo che mi ha portato via quello che volevo vivere e scoprire senza un perchè per mesi! 

E concludo con una frase, stato o pensiero letto a giugno che mi ha segnato e, che nonostante tutto non smetto ancora di capire: “Perdersi a volte, a posta”... ecco anche io mi sono sentita persa o a volte l’ho fatto di proposito per sfuggire da qualcosa o qualcuno ma credo, che ognuno di noi, giunto in un punto X deve pensare a quello avuto, vissuto e quello che vorrebbe essere nonchè vivere anche se in modo leggero.

Sono del parere che il ”ritrovarsi” dopo l’essersi persi che sia personale o di coppia è una delle cose migliori che un individuo possa riscoprire e, sento comunque di comunicare che:

Anche se persi bisogna capire se le ultime cose vissute erano belle, se davano un emozione un senso e se ci hanno lasciato qualcosa e, magari ricominciare o proseguire da lì per riscoprire il proprio se, i propri limiti e le proprie emozioni! La vita è breve e non puoi sapere cosa ti riserva... nel frattempo, IO VADO A CORRERE.

Passo e chiudo.



Ps: questi sono gli unici scatti che ho potuto rubare per adesso durante l'intervista a Michele. Spero di poter avere altre mille occasioni per sentire raccontare e seguire i suoi percorsi e magari, come mi ha detto, condividere qualche kilometro di corsa insieme.

Grazie Michele Graglia.




Passo e chiudo.
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