E se ci togliessero la corsa?

 Roma, 28/01/2022

Anno nuovo, vita?

Premessa: 

Beh, diciamo che siamo allo stesso punto anzi, forse due punti e aperte virgolette. Ad oggi, purtroppo ancora 157.000 contagiati con la nuova variante del coronavirus Omicron. Ebbene si, la nostra cara nuova arrivata sta praticamente facendo una strage con la previsione di contagiare la metà della popolazione ma fortunatamente, con molte meno vittime per il semplice fatto che la grande maggioranza è vaccinata. Siamo arrivati alla terza dose chiamata "dose booster" che, da studi dichiarano non sia molto protettiva nel contagio ma molto utile ad evitare l'ospedalizzazione, le morti e la malattia in forma grave. Il succo è che, te lo prendi ma con i sintomi di una semplice influenza. Pertanto con questa "politica" l'Italia è "ripartita" purtroppo con un boom di contagi che tende a superare le migliaia ogni giorno. In compenso, con il super green pass (terzo dei famosi che ormai conosciamo tutti) si può avere una normale vita quotidiana con annessi e connessi. Le maratone purtroppo ancora non sono completamente partite.

E se domani lo Stato ci vietasse la corsa? Oppure per un motivo soprannaturale o catastrofico non si potesse più cosa succederebbe? Come ci ridurremmo noi poveri appassionati?

... 

Credo che il 98% dei runner (compresi amatoriali o saltuari) cadrebbe in un tunnel depressivo incurabile. Immaginate tutte quelle persone che ogni giorno, cascasse il mondo per 365 giorni l'anno si alzano alle 5.00 o giù di li per l'allenamento quotidiano di preparazione ad una maratona. Ho pensato alla categoria per eccellenza ovviamente e solo ad immaginare lo stato d'animo di questi professionisti mi sento male. Alimentazione sballata, allenamento perso, minuti di tempo non guadagnati. Ad esempio immagino il "Boss" se una mattina anzi, ogni mattina all'improvviso per causa maggiore fosse privato del proprio allenamento nonché (immagino) della sua prima passione. Sentiremmo i tuoni da lontano prima del suo arrivo. Il cielo diventerebbe nero, anzi rosso fuoco. Molto probabilmente dal suo ufficio uscirebbero grida sataniche contro ogni cosa compresi i poveri dipendenti con "meteore" di fuoco sparate all'impazzata qua e la. Ci ritroveremmo in un clima infernale con fiamme laterali lungo i corridoi, pavimenti che sprofondano e tunnel di fuoco dove tutti corrono al riparo per non essere bruciati o inghiottiti dalle sue fauci. Tutto (secondo la mia visione per un professionista) perché la mattina, invece di "scappare" alla sua amata corsa è "obbligato" ad ascoltare il tg con annesso oroscopo e previsioni del tempo su canale 5. "Ve lo do io il tempo..." direbbe già alle 6.00! Lo ritroveremmo chiuso nel suo ufficio che tira fuori dallo zaino del pc la maglia con cui si allena indossandola sotto la giacca al posto della camicia. Allo stesso tempo prova le proprie scarpe da running che, dimenticandole ai piedi se le ritrova ad un'importante riunione. E con le lacrime agli occhi capisce di non averle dimenticate ma, di averle indossate involontariamente di default perché impossibile che esista un giorno senza corsa. Secondo me si sentirebbe in un loop temporale senza soluzione. Ogni dipendente cercherebbe di salvarsi nel proprio ufficio evitando anche di respirare. Lui, girerebbe per corridoi guardando il vuoto e urlando a più non posso anche contro il suo Garmin perché non smetterebbe di ricordargli che l'allenamento quotidiano è saltato. E li, urla e frecciate di fuoco incolpando anche il suo lavoro e punendo il proprio team (pure se innocenti) di aver lavorato male, o di non aver "corso" abbastanza per risolvere un problema. Riunioni finite in bagni di sangue, macchinette del caffè consumate e tabelle di corsa stracciate. Per non parlare delle maratone perse. Una tragedia insomma. Lui che (deduco sempre), senza la sua corsa che per anni ogni mattina catastrofi permettendo fa parte di se viene privato della sua fonte primaria, della sua colazione mattutina, del suo buongiorno. Lui che, abituato a raggiungere traguardi nel minor tempo possibile si ritrova a non poter nemmeno passare lo "start" e, successivamente il "finish" di una gara. Infine, mi immaginerei per ogni corridoio un tabellone segnante il tempo, un cronometro decisamente infinito che scorre all'impazzata senza mai essere stoppato. Come il famoso Dorian Gray ossessionato dal ritratto senza tempo raffigurante la sua bellezza lui, allo stesso modo per una medaglia appesa al muro. 

Passiamo invece all'Ultra che spesso cito in alcuni miei post Michele Graglia. Anche lui pronto ogni giorno ad affrontare kilometri di corsa trail in giro per i più bei posti della California oltre che del mondo e se fosse privato della corsa? Lui, rappresentante da quando lo conosco di calma, voglia di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, serenità e resistenza; simbolo per molti nonché per me della corsa e del significato della parola resilienza. Ogni mattina, dopo il suo pane e burro di arachidi cercherebbe disperatamente di rimanere calmo facendo yoga per tenere "tranquillo" il suo Karma. Non potrebbe più correre con la natura ed ascoltare i suoi passi ed il suo respiro. Costretto a rinunciare alle corse estreme mettendo se stesso alla prova ma, in maniera diversa. Non oserei immaginare colui che ha spinto me a correre solamente leggendo il suo libro vederlo perso alla ricerca di qualcosa che non colmerà mai quel vuoto e senso di libertà. Lo immaginerei chiuso in un'ampolla di vetro che, dopo ore di Muktasana chiede disperatamente di poter fare anche solo dieci kilometri di corsa nel proprio giardino. Lo vedrei sbattere alle pareti di vetro come se senza ossigeno, chiuso in un'ampolla con una nube nera che piano piano sale coprendolo del tutto. Ogni suo fan cercherebbe di assecondarlo ma senza riscontro perché per lui la corsa è simbolo di vita e senza non si sentirebbe vivo.

Oppure pensiamo a Kenesia Bekele costretto come un "criceto" a correre solamente in una ruota (come un criceto) senza mai poter evadere dal proprio spazio. Lo immaginerei che tenta disperatamente di battere il suo record sapendo di non poterlo fare a Berlino o in qualche altra famosa maratona. Non riuscirei a vederlo li... E' come se fosse intrappolato nel purgatorio per decenni cercando di scappare ma di ritrovarsi sempre al punto di inizio. 

Riguardo a me, non professionista ne tanto meno esperta come potrei immaginarmi? Mi vedrei davanti la finestra della camera da letto a fissare il vuoto o il tempo mattutino che solitamente guardo prima di uscire per poi adeguare l'abbigliamento senza darmi una spiegazione. Da li camminerei fino alla porta d'ingresso poggiando la mano sulla maniglia, indossando le Airpods e tornare indietro senza fare altri movimenti. Mi siederei su una sedia ma dopo meno di un minuto mi rialzerei andando a guardare le mie paia di scarpe ferme li, impolverate ormai nella scarpiera che chiedono disperatamente ai miei piedi di essere indossate. "Soffrirei" senza raggiungere il punto alto di Roma e ammirare il Cupolone con lo splendido tramonto. O ancora rinunciare a quel poco che avevo assaporato di una maratona. La gente, il clima, la resistenza. Rinuncerei a colei che mi ha "salvato" e che non conoscevo prima di...

Guarderei ancora più spesso il mio Garmin cercando una qualunque soluzione per raggiungere i miei obiettivi giornalieri e parlandogli, se necessario sperando in una sua risposta o uno dei suoi insights. Senza più parole nel vedere quel poco creato sgretolarsi come se fosse un castello di sabbia al sole. Passerei giornate e weekend interi a chiedermi perché e, a trovare soluzioni per tamponare il "dolore". Guarderei la pioggia con le lacrime agli occhi pensando a quanto ho imparato correndo sotto di essa. Capirei il perché sentirla cadere addosso ti rilassa, ti calma e soprattutto ti fa capire a come è fantastico non sentire nulla ma, solo il rumore dei tuoi passi sopra l'asfalto o il terreno bagnato. Sentire le gocce che nonostante l'impermeabile senti sulla maglia. Non mi congratulerei mai la sera con i miei magri piedi per lo sforzo sostenuto. Non guarderei più le mani screpolate dal freddo per una corsa sotto lo zero.

Proverei a rileggere (ma in questo caso al contrario) Ultra di Michele Graglia per cercare di percorrere per la prima volta il suo percorso ma stavolta al contrario sperando di trovare l'ispirazione e la voglia non sentendosi completati di lasciare all'improvviso la corsa per cominciare un nuovo lavoro... Una carriera che non ti permetterebbe tra l'altro nemmeno di decidere della tua vita lasciandoti sommerso da persone, appuntamenti e sfilate sempre e ovunque. Un incubo!

Passerei pomeriggi o sere intere camminando in casa con il tg che ogni giorno ricorda i contagi, i morti e i vaccinati durante la pandemia. Oppure, scambierei migliaia di sms con persone che cercano di farti rassegnare spiegandoti che la corsa dopotutto è una perdita di tempo e che non faceva per te. Ti spiegherebbero che quando fa freddo e piove è molto meglio starsene sul divano o ancora che il weekend è fatto per svegliarsi tardi e riposare... Ma siete matti? io sono nata mattutina e mi sono sempre bastate meno di sei ore di sonno anche quando facevo le notti. "Come potete solo immaginare una roba del genere?"

Ecco, credo di avervi trasmesso in maniera ironica e spero non offensiva per nessuno quello che per me e, credo per molti altri sia parte di libertà.


Passo e chiudo.

.


Commenti

Post popolari in questo blog

L’utilizzo dei dispositivi tecnologici nella corsa (a cura di Luca Parisi e Loredana Ricci)

Runner

...Signora mi faccia lo spelling per favore...